Una nuova ricerca suggerisce che l'antica vita microbica su Marte avrebbe potuto distruggere l'atmosfera del pianeta a causa dei cambiamenti climatici e autodistruggersi. La teoria si basa su modelli climatici che hanno simulato le condizioni per i microbi che consumano idrogeno e producono metano su Marte.
Vivevano sul pianeta circa 3,7 miliardi di anni fa. A quel tempo, le condizioni atmosferiche su Marte erano simili a quelle che esistevano sull'antica Terra durante lo stesso periodo. Ma invece di creare un ambiente che li avrebbe aiutati a prosperare e svilupparsi come hanno fatto sulla Terra, i microbi marziani potrebbero essersi condannati una volta iniziato lo sviluppo. È il parere degli autori di uno studio pubblicato questa settimana sulla rivista Nature Astronomy.
Secondo il modello creato, la ragione della prosperità della vita sulla Terra e della sua scomparsa su Marte risiede nella composizione gassosa dei due pianeti e nella loro relativa distanza dal Sole. Essendo più lontano dalla nostra stella rispetto alla Terra, Marte faceva più affidamento su una fitta foschia di gas serra (anidride carbonica e idrogeno) che intrappolavano il calore per mantenere una temperatura abitabile.
Mentre gli antichi microbi marziani si nutrivano di idrogeno (un potente gas serra) e producevano metano (un effetto serra sulla Terra, ma meno potente dell'idrogeno), hanno lentamente divorato la "coperta di riscaldamento" del loro pianeta, rendendo infine Marte così freddo che più complesso la vita non poteva svilupparsi.
Quando la temperatura della superficie di Marte è scesa dall'intervallo accettabile da 10 a 20°C a -57°C, i microbi sono fuggiti sempre più in profondità nella calda crosta del pianeta, scavando a più di 1 km di profondità solo poche centinaia di milioni di anni dopo l'evento di raffreddamento .
Per trovare prove a sostegno della loro teoria, i ricercatori vogliono scoprire se anche uno di questi antichi microbi è sopravvissuto. Tracce di metano sono state rilevate nell'atmosfera rarefatta di Marte dai satelliti e sotto forma di "rutti alieni" individuati dal rover Curiosity della NASA, il che potrebbe essere la prova che i microbi esistono ancora.
Secondo i risultati della ricerca, gli scienziati ritengono che la vita non abbia necessariamente un tratto innato per sostenersi autonomamente in ogni ambiente favorevole in cui appare. Quindi può facilmente autodistruggersi distruggendo accidentalmente le basi della propria esistenza.
"Le componenti della vita sono ovunque nell'universo", ha detto l'autore principale dello studio, Boris Soterrey, astrobiologo dell'Istituto di Biologia dell'Ecole Normale Supérieure di Parigi. - Quindi, è del tutto possibile che la vita appaia regolarmente nell'universo. Ma la sua incapacità di mantenere condizioni abitabili sulla superficie del pianeta lo fa estinguere rapidamente. Il nostro esperimento fa un ulteriore passo avanti perché mostra che anche una biosfera molto primitiva può avere un effetto completamente autodistruttivo".
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